
L'ho preso da internet, ovviamente. Non penserete che ho una macchina digitale e vivo al mare! Per favore...
Allora, sono qui di pomeriggio ed è un freddo schifoso. Il sole me lo posso sognare, in quest'inverno così.
Ma oggi avevo voglia di sognare: sognare non costa niente, sognare assieme a voi non solo non mi costa niente, ma, addirittura, potrebbe farmi guadagnare qualcosa. Perciò, sogni a profusione, e adesso il vostro barbone bookmark (preferito, fa ridere?) vi regala una poesia che ha scritto pensando a una ragazza.
Vi piacerebbe che fosse la mia ragazza? Anche a me.
Invece no, erano i tempi in cui ancora mi piegavo per terra sui miei jeans che una volta erano Lee e adesso sono solo stracciati nelle ginocchia. Mi piegavo, dicevo. E mi mettevo ad ancheggiare, a dondolare, a ciondolare, a guardare a terra, a guardare in alto e insomma... chiedevo la carità.
Un giorno la carità me la diede questo essere umano che io chiamo meraviglia. Meraviglia era meravigliosamente normale. Secondo me nessuno di voi si volterebbe a guardarle il culo, ecco. Aveva il culo largo, anzi. Però la sua meraviglia fu che mi sorrise in un giorno di merda (2.45 euro in 6 ore di lavoro barbonico attivo) e allora mi presi la mia memoria, i miei ricordi e composi. Composi non una poesi di Garcia Lorca, siamo tutti d'accordo. Ma composi questa qua, così: la mia prima poesia clocharda.
Pomeriggio
Ti avverto
nel meriggio
come fossi mia.
Si volta
a occidente
il giorno già stanco.
Dentro di me
non tramonti
luminosa stella diurna
come
fossi
qui.
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